PROGRAMMA ELETTORALE DELLA LISTA ALLEANZA VERDI E SINISTRA
PER LE ELEZIONI DEL 17° CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D’AOSTA
Sommario
PREMESSA
I GRANDI TEMI INTERNAZIONALI
UN IMPEGNO CONCRETO E COERENTE
PARTE PRIMA. ECONOMIA-LAVORO
1. ECONOMIA CIRCOLARE
2. AGRICOLTURA RIGENERATIVA
3. TURISMO RESPONSABILE
4. INDUSTRIA, EDILIZIA E ARTIGIANATO
5. DECARBONIZZARE LA COGNE ACCIAI SPECIALI
6. MERCATO DEL LAVORO, SALARIO, MIGLIORI CONDIZIONI LAVORATIVE
7. INNOVAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE
8. VIGILI DEL FUOCO E FORESTALI
9. CASINÒ E GRAND HOTEL BILLIA
PARTE SECONDA. CLIMA, ENERGIA, TRASPORTI
10. CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
11. AUTONOMIA ENERGETICA DA FONTI RINNOVABILI
12. MOBILITÀ SOSTENIBILE
PARTE TERZA. TERRITORIO
13. AMBIENTE NATURALE
14. FAUNA SELVATICA
15. CASA E URBANISTICA
16. GESTIONE DEI RIFIUTI
17. CICLO DELL’ACQUA E RISORSE IDRICHE
18. STOP A ULTERIORI IMPIANTI IDROELETTRICI INVASIVI
19. BENI COMUNI
PARTE QUARTA. FORMAZIONE, EDUCAZIONE, UNIVERSITÀ
20. SCUOLA
21. FORMAZIONE CONTINUA E UNIVERSITÀ
22. EDUCAZIONE CIVICA, LOTTA ALLA MAFIA, ANTIFASCISMO
PARTE QUINTA. SANITÀ E POLITICHE SOCIALI
23. SANITÀ E OSPEDALE
24. POLITICHE SOCIALI
25. INCLUSIONE E AUTODETERMINAZIONE
26. BENESSERE E TUTELA DEGLI ANIMALI
PARTE SESTA. CONTRASTO ALLA POVERTÀ, DIRITTI, PARI OPPORTUNITÀ
27. CONTRASTO ALLA POVERTÀ
28. DIRITTI CIVILI E UMANI
29. DALLA PARTE DELLE DONNE
30. PER I GIOVANI
PARTE SETTIMA. AUTONOMIA E DEMOCRAZIA
31.AUTONOMIA
32. UNA VERA DEMOCRAZIA
PREMESSA
I GRANDI TEMI INTERNAZIONALI
Le scelte che compiamo in Valle d’Aosta sono influenzate da eventi e processi che vanno oltre i nostri confini. Guerre, crisi umanitarie e cambiamento climatico hanno conseguenze concrete anche qui, sulle nostre comunità e sul nostro ambiente. Per questo è necessario guardare al mondo con attenzione e responsabilità, agendo localmente per contribuire a soluzioni globali.
Pace e diritti umani
La Valle d’Aosta deve promuovere una cultura della pace e della solidarietà. Per questo sosteniamo:
— La fine immediata delle violenze e del genocidio della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, il rispetto del diritto internazionale e l’avvio di un processo di pace giusto e duraturo.
— Le azioni per la libertà, l’indipendenza e la sicurezza dell’Ucraina e le iniziative di solidarietà concreta verso la popolazione duramente colpita.
— Il rafforzamento del ruolo del Consiglio regionale come promotore di iniziative di pace, cooperazione e interscambio culturale con realtà estere.
Cambiamento climatico e giustizia ambientale
Il riscaldamento globale è una minaccia diretta anche per la Valle d’Aosta, con il ritiro dei ghiacciai, il rischio idrogeologico e l’impatto sulla biodiversità. Respingiamo ogni forma di negazionismo climatico e promuoviamo azioni concrete per una transizione ecologica giusta e partecipata. In particolare, riteniamo si debba:
— Confermare e rafforzare l’obiettivo di una Valle d’Aosta Fossil Fuel Free entro il 2040, attraverso un piano dettagliato di riduzione delle emissioni e di sviluppo delle energie rinnovabili.
— Sostenere le associazioni e i movimenti che operano per il contrasto al cambiamento climatico e la tutela degli ecosistemi alpini.
— Partecipare attivamente alle reti europee e internazionali di regioni alpine impegnate nella decarbonizzazione e nell’adattamento climatico.
L’impegno per la pace e per l’ambiente non è solo una dichiarazione di valori: è un’azione quotidiana che parte dal nostro territorio e contribuisce a costruire un futuro di giustizia, sicurezza e sostenibilità per tutti.
UN IMPEGNO CONCRETO E COERENTE
Oggi si parla spesso di giustizia sociale, responsabilità ambientale, tutela del territorio e nuovi modelli economici. Troppe volte, però, queste parole restano mere enunciazioni. Nei fatti, le azioni politiche privilegiano interessi immediati, ambizioni personali o il mantenimento di privilegi di pochi, a discapito della collettività.
In Valle d’Aosta le disuguaglianze sociali e il disagio persistono; la crisi ambientale non è più una minaccia futura: i disastri connessi ai cambiamenti climatici e la progressiva perdita di biodiversità sono già una realtà concreta.
Serve una politica lungimirante e coerente, in cui il bene comune sia al centro di ogni scelta. Occorrono decisioni chiare e misure concrete che mettano insieme ambiente, giustizia sociale e sviluppo sostenibile.
La Valle d’Aosta, con la sua Autonomia, le sue risorse e la sua vocazione alpina, ha il potenziale per diventare un modello di sostenibilità, innovazione e equità. Raggiungere questo obiettivo richiede una svolta: mettere da parte interessi particolari, unire energie e lavorare con passione e determinazione per costruire una comunità più giusta e sostenibile per tutti.
PARTE PRIMA. ECONOMIA-LAVORO
1. ECONOMIA CIRCOLARE
La Valle d’Aosta può diventare un modello di economia circolare alpina. Promuoviamo il riciclo, il riuso dei materiali e la produzione a filiera corta, compresi prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero. La creazione di un Distretto di Economia Circolare offrirebbe nuove opportunità lavorative, soprattutto per i giovani, e potrebbe attrarre finanziamenti europei per progetti innovativi e sostenibili.
2. AGRICOLTURA RIGENERATIVA
L’agricoltura e l’allevamento hanno un ruolo fondamentale per una Valle d’Aosta con un’economia equilibrata ed in grado di produrre una quota consistente del fabbisogno alimentare locale. Occorre puntare soprattutto sulla qualità dei prodotti e favorire lo sviluppo di una agricoltura “rigenerativa” che oltre alla produzione si preoccupi della salute del suolo, di preservare la biodiversità, di favorire il mantenimento di saperi tradizionali. Questo savoir-faire, che lega indissolubilmente uomo, animale e territorio, è il fondamento di un’agricoltura che si fa custode attiva delle terre alte. Non si tratta solo di produrre cibo di alta qualità e sicuro, ma di svolgere un’insostituibile funzione di manutenzione del paesaggio, presidiando versanti fragili e prevenendo il rischio idrogeologico, effetti oggi aggravati dai cambiamenti climatici. Tradizione, ma anche innovazione, perché tecnologie di precisione possono ottimizzare l’uso delle risorse naturali e consentire una corretta gestione delle risorse idriche e dei bacini di raccolta di acque che stanno diventando una componente necessaria per l’attività agricola. Ma è la profonda conoscenza del territorio che ne guida l’applicazione più efficace, trasformando l’agricoltore in un tecnico specializzato del proprio ambiente. Un ruolo ancor più rilevante spetta all’Institut Agricole Régional che deve diventare il motore per formare non solo tecnici, ma veri e propri imprenditori della montagna, capaci di rispondere alla carenza di manodopera e di creare nuove filiere. La sua missione è preparare una nuova generazione di “restanti” e “nuovi abitanti”, dotandoli delle competenze scientifiche per l’adattamento climatico e di una visione che veda la montagna non come un limite o un luogo marginale, ma come un laboratorio di futuro e un patrimonio strategico per la regione.
3. TURISMO RESPONSABILE
Il turismo ha un ruolo molto rilevante nell’economia valdostana, ma è ancora troppo legato a modelli stagionali e ad alto impatto ambientale. Il settore deve fare i conti con il cambiamento climatico in corso che indurrà nei prossimi anni e decenni a notevoli modificazioni nei comportamenti. Tutti i modelli di sviluppo economico della montagna evidenziano che lo sci, pur rimanendo un’importante attività turistica, ricreativa e sportiva, diventerà praticabile solo in alta quota, con tutte le problematiche delle zone alte (meteo imprevedibile, frane, eventi atmosferici estremi, difficoltà nei soccorsi, ambienti da preservare ecc.) e non rappresenterà più il fattore trainante. Il turismo deve quindi evolvere verso modelli sostenibili e diversificati, riducendo la stagionalità e l’impatto ambientale. Puntiamo su:
— Turismo outdoor e sportivo a basso impatto ambientale. La sentieristica, i percorsi pedonali di Alta e Media montagna e quelli di valenza storica come la via Francigena richiedono una particolare attenzione. Ancora del tutto sottovalutate le potenzialità del cicloturismo per il quale la piena e completa realizzazione della ciclabile di fondovalle da Pont-Saint-Martin e Courmayeur avrebbe una grande attrattività, soprattutto se concepita in continuità con la VEN-TO (Venezia-Torino). L’alpinismo, che in Valle ha un solido e storico ruolo, va sorretto con investimenti significativi sul sistema dei rifugi e dei bivacchi di alta montagna. Le attività outdoor, come ad esempio mountain bike, rafting e sport di acqua viva, hanno un ruolo interessante perché sono molto attrattive per sportivi e turisti sensibili alla tutela ambientale. Nella normativa regionale una maggiore attenzione dovrà essere dedicata a figure professionali come: guide escursionistiche, accompagnatori di mountain bike, istruttori di rafting, canoa ecc, accompagnatori turistici ecc.
— Turismo storico-culturale, naturalistico ed enogastronomico. La tutela e la valorizzazione dei siti e beni preistorici, celtici, romani e medievali devono poter contare su maggiori risorse pubbliche. Eccellenze come il Forte di Bard, il Parco megalitico di Aosta, il sistema dei Castelli, la cinta muraria di Aosta romana devono poter svolgere un ruolo ancora più rilevante. Attenzione e risorse devono essere implementate per valorizzare i beni culturali disseminati sul territorio (edifici storici, chiese e cappelle, mulattiere antiche, forni, mulini, rus e fontane…).
4. INDUSTRIA, EDILIZIA E ARTIGIANATO
L’industria è un settore in cui ci sono delle criticità, ma è comunque stato e continua ad essere nevralgico per l’intera economia regionale. Bisogna quindi porvi particolare attenzione e incentivarne la crescita, sia in quanto parte del nostro tessuto produttivo, sia in termini di opportunità occupazionale. Sono presenti anche alcuni segnali incoraggianti con l’insediamento, soprattutto in Bassa Valle, di alcune aziende fortemente innovative. In seguito ai dazi imposti dagli USA, segnali preoccupanti emergono invece dalla più grande industria valdostana, la “Cogne Acciai Speciali”, che la politica deve essere in grado di monitorare costantemente, essendo l’acciaieria parte integrante, oltre che della storia e dell’identità della nostra regione, del tessuto urbano, economico e sociale del nostro territorio, in modo specifico di quello del capoluogo. Particolare attenzione, nel prossimo futuro, deve essere rivolta ai 1.500 posti di lavoro che potrebbero essere messi a rischio nello stabilimento industriale e che bisogna fare il possibile, anche a livello politico, per tutelare e preservare. Occorre inoltre sostenere i percorsi di ricerca di qualità e di innovazione, con un supporto rispetto alla formazione del personale e agli investimenti per la sicurezza, compresa una informazione capillare riguardo alla sicurezza sul lavoro allargata a tutta la popolazione attiva. Occorre responsabilizzare la Regione rispetto alla sicurezza sul lavoro per quanto riguarda il codice degli appalti, sia nei confronti degli appalti diretti sia per i sub appalti. E’ necessario un controllo diretto sulle ditte che si aggiudicano i lavori. Va curata la sinergia fra piccole e medie aziende industriali e l’articolato settore artigianale; nel campo dell’edilizia occorre incentivare le attività che puntano sul recupero degli edifici e sulla loro riqualificazione energetica. Sarebbe utile la costruzione di un “Osservatorio regionale sulle attività produttive” quale strumento per valutare l’andamento dell’intero settore e l’efficacia degli interventi regionali.
5. DECARBONIZZARE LA COGNE ACCIAI SPECIALI
La Cogne Acciai Speciali ha svolto e svolge un ruolo importante in Valle d’Aosta sia sotto l’aspetto economico (è la principale azienda esportatrice di prodotti), sia per l’aspetto occupazionale. È un’azienda che sta progredendo nella riqualificazione dei consumi energetici e nel contenimento delle emissioni climalteranti, ma deve ora affrontare la sfida della decarbonizzazione complessiva della sua attività. Attualmente ogni anno la Cogne consuma oltre 600.000 MWh di energia di cui il 60% è generato dall’utilizzo della fonte fossile metano. L’attuale progetto di produzione e utilizzo di idrogeno verde è meritorio, ma troppo limitato, coprirebbe infatti soltanto il 2% circa dei consumi di metano. È evidente che siamo lontani dall’obiettivo Fossil Fuel Free entro il 2040 a cui anche la Cas è chiamata a contribuire. Occorre quindi programmare un sensibile incremento di produzione ed utilizzo di idrogeno verde, un deciso intervento per installare impianti fotovoltaici su tutte le superfici utili dello stabilimento e una diffusa elettrificazione dei processi termici.
6. MERCATO DEL LAVORO, SALARIO, MIGLIORI CONDIZIONI LAVORATIVE
AVS intende operare anche in Valle d’Aosta per promuovere un mercato del lavoro più inclusivo e equo, sostenendo attivamente le donne, i giovani, le persone over 50 e le persone con disabilità. Attraverso meccanismi di incentivo regionale, vanno sostenute le aziende al fine di creare ambienti di lavoro che valorizzino la diversità, l’inclusione e il talento di tutti i lavoratori e le lavoratrici, offrendo opportunità di occupazione e crescita professionale.
L’introduzione anche in Italia del principio del salario minimo, che già esiste in numerosi Paesi europei, è da perseguire a livello nazionale, tuttavia anche la Regione può operare in tale direzione. Per quanto riguarda gli appalti della RAVA, degli Enti regionali e delle società controllate dalla Regione – soprattutto per affidamenti ad alta intensità di mano d’opera e anche al di sotto delle soglie comunitarie – è opportuno introdurre una norma regionale per un salario minimo non inferiore ai 10 euro lordi l’ora, indicizzati al costo della vita.
Il lavoro povero, anche perché precario, e in particolare quello femminile, richiede particolare attenzione e interventi mirati. Le donne spesso si trovano ad affrontare forme di occupazione caratterizzate da orari frammentati e precari. Il lavoro part-time, sebbene possa offrire una maggiore flessibilità, spesso comporta salari più bassi, poche garanzie di sicurezza sociale e una pensione insufficiente per il futuro.
Per affrontare queste problematiche è necessario che le politiche regionali si impegnino a promuovere condizioni di lavoro più eque e stabili, in particolare per le donne.
7. INNOVAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE
Il recente “Piano Pluriennale per l’Innovazione Tecnologica 2024-2026”, con la sua visione di “Montagna Digitale”, traccia una rotta ambiziosa, ma evidenzia anche criticità che non possiamo ignorare. I dati dello stesso Piano mostrano un preoccupante ritardo della Valle d’Aosta nell’indice di digitalizzazione europeo (DESI), soprattutto per quanto riguarda l’integrazione delle tecnologie nelle imprese. Le attuali strategie, pur ricche di progetti, frammentano le competenze tra il Dipartimento Innovazione (DIAD), la società in-house IN.VA. S.p.A. e una moltitudine di iniziative finanziate con fondi PNRR e FESR. Questo approccio rischia di disperdere risorse e di essere efficace solo per le realtà più strutturate, lasciando indietro le piccole imprese, gli artigiani e le aree interne. Per questo, la nostra proposta è di razionalizzare e dare un indirizzo politico chiaro a questi sforzi, istituendo un unico “Centro Innovazione e Tecnologie per la Valle d’Aosta”. Non un nuovo carrozzone, ma uno sportello unico e accessibile che agisca come braccio operativo per:
— supportare concretamente le piccole e medie imprese (PMI), aiutandole ad accedere ai finanziamenti, a integrare nuove tecnologie e a creare occupazione stabile e di qualità;
— guidare la Pubblica Amministrazione verso un uso delle tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale, che sia etico, trasparente e al servizio del cittadino, non uno strumento di mero efficientismo;
— organizzare percorsi formativi diffusi, superando la frammentazione attuale per costruire competenze reali sul territorio, in particolare per i giovani;
— monitorare costantemente che gli investimenti riducano le disuguaglianze digitali e non creino nuovi divari.
Vogliamo che la transizione digitale sia uno strumento di democrazia e giustizia sociale, governata dal pubblico per il bene comune, assicurando che le enormi potenzialità di strumenti come droni, telemedicina e gestione intelligente della mobilità siano accessibili a tutta la comunità e non solo a pochi.
8. VIGILI DEL FUOCO E FORESTALI
Riconosciamo il ruolo fondamentale dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale nella protezione della popolazione, nella prevenzione degli incendi e nella tutela del territorio. La loro professionalità va sostenuta, valorizzata e tutelata con strumenti normativi e contrattuali adeguati, perché solo investendo nelle competenze, nella formazione e nelle risorse possiamo garantire interventi rapidi, efficaci e sicuri.
Siamo consapevoli delle istanze storiche dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale, che richiedono il pieno riconoscimento del loro ruolo attraverso l’equiparazione economica, normativa e previdenziale rispetto ai colleghi che svolgono le stesse funzioni nel resto del Paese. La riforma dell’ordinamento e del Comparto Soccorso e Sicurezza è una tappa fondamentale per valorizzare la loro funzione e assicurare una protezione civile efficace e coordinata, capace di rispondere tempestivamente alle emergenze e di promuovere la prevenzione sul territorio.
Crediamo che sia indispensabile aggiornare e rafforzare le norme che regolano i corpi, sostenendo il personale e promuovendo una cultura diffusa di sicurezza, tutela ambientale e cura del territorio, per rendere la Valle d’Aosta un luogo più sicuro e resiliente per tutti.
9. CASINÒ E GRAND HOTEL BILLIA
Il complesso Casa da Gioco di Saint-Vincent/Grand Hotel Billia, presente da oltre settantacinque anni nella società valdostana costituisce una realtà occupazionale di rilevante importanza. È tuttavia anche una struttura che vive ed alimenta una cultura del gioco d’azzardo che può provocare gravi danni alle persone con ricadute negative sulla comunità (non a caso ai valdostani per molti decenni è stato proibito frequentarla). Un insieme che richiede quindi particolare attenzione e monitoraggio.
Rispetto al futuro del complesso ci sono due aspetti rilevanti da affrontare: le modalità di gestione del Casinò e il rapporto con il Grand Hôtel Billia e le sue attività.
Sotto l’aspetto gestionale, ora che si è concluso il tormentato iter del concordato preventivo, occorre fare una scelta che tenga anche conto delle modificazioni che stanno intervenendo sulla tipologia dei giochi e nella stessa clientela.
C’è uno studio che è stato commissionato da Finaosta e che va valutato attentamente soprattutto rispetto all’opzione di una privatizzazione che mantenga alla Regione un esclusivo ruolo di controllo lasciando al privato le scelte manageriali.
In ogni caso è opportuno puntare su una maggiore sinergia con l’offerta di ospitalità alberghiera di qualità costituita dal Grand Hôtel Billia. La Casa da Gioco al momento della sua apertura, dopo la seconda guerra mondiale, era stata concepita come strumento di una “Società di incremento turistico”. È a quel modello di sinergia fra gioco e ospitalità alberghiera di alto livello che occorre tornare per dare un futuro al Casinò, al Grand Hôtel Billia e per mantenere buoni livelli occupazionali.
PARTE SECONDA. CLIMA, ENERGIA, TRASPORTI
10. CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Il 2024 è stato l’anno più caldo da quando è iniziata la registrazione nazionale dei dati. In Italia si sono verificati ben 251 avvenimenti meteo estremi con danni enormi, che purtroppo hanno riguardato anche la nostra regione. La Valle d’Aosta può e deve dare il suo contributo fattivo al contrasto al cambiamento climatico perseguendo con determinazione l’obiettivo dell’abbandono dell’utilizzo di combustibili fossili entro il 2024, come previsto dall’Ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale del 18 dicembre 2018 e dalla Road Map per una Valle d’Aosta Fossil Fuel Free approvata dalla Giunta regionale il 22 febbraio 2021. Occorre investire nelle energie rinnovabili, nell’efficientamento energetico, nella riduzione di consumi. Una complessiva riconversione nell’utilizzo delle risorse energetiche deve riguardare in particolare il settore edile, i trasporti, l’industria.
11. AUTONOMIA ENERGETICA DA FONTI RINNOVABILI
La Valle d’Aosta primeggia a livello nazionale ed europeo per la produzione di energia rinnovabile, in particolare idroelettrica, ma ha anche un buon potenziale per altre fonti, come il solare. Purtroppo però i consumi regionali in tutti i tre principali settori (edilizia, trasporto e industria) attualmente si basano sull’utilizzo di prodotti fossili (metano, diesel, benzina). È necessario quindi realizzare una transizione energetica ed ecologica utilizzando sempre più soltanto fonti energetiche pulite e rinnovabili. In questa direzione fondamentale è l’apporto del fotovoltaico che va utilizzato in modo diffuso, installando impianti sulle coperture disponibili con una buona esposizione solare. Un buon contributo può venire dalle Comunità di Energia Rinnovabile (Cer) che rappresentano una notevole innovazione nel modo di produrre e condividere energia e su cui finora l’impegno della Regione è stato del tutto inadeguato. Fondamentale è il ruolo della Compagnia Valdostana delle Acque (CVA), che deve essere concepita come strumento della politica energetica regionale per la transizione ecologica della Valle d’Aosta e non come mera società a scopo di profitto che opera sul mercato nazionale. L’atteggiamento della Regione su CVA nel corso di tutta la scorsa legislatura è stato completamente sbagliato, CVA va ricondotta al ruolo per cui era stata istituita, e cioè di strumento della politica energetica regionale e deve rimanere società totalmente pubblica. Fondamentale è l’approvazione definitiva della Norma di attuazione dello Statuto sulle concessioni idrolettriche in modo da poter affidare a CVA le concessioni di derivazione d’acqua di ormai prossima scadenza.
12. MOBILITÀ SOSTENIBILE
Le politiche regionali attuali, come quelle delineate nella bozza di Piano Regionale dei Trasporti 2024-2035 (PRT), mostrano gravi incoerenze rispetto all’obiettivo di una mobilità sostenibile e promuovono progetti che vanno in direzione opposta. È necessario cambiare radicalmente rotta.
Il fallimento della Giunta regionale uscente sulla programmazione dei trasporti è clamoroso, a 28 anni di distanza dalla legge regionale che lo prevede, neanche questa volta il Piano dei Trasporti ha visto la luce. Occorre rivedere tutta l’impostazione dell’ultima bozza di Piano, Bisogna puntare ad un forte potenziamento del trasporto pubblico e collettivo al fine di realizzare un servizio esteso, diffuso su tutta la Valle, con una buona frequenza ed effettuato sempre più con mezzi elettrici. L’uso del trasporto pubblico va incentivato anche economicamente; l’abbonamento mensile a 20 euro – già sperimentato per gli autobus – deve essere esteso all’intero sistema di trasporto pubblico (autobus e treni) e va perseguito come obiettivo fondamentale. L’elettrificazione della tratta Ivrea- Aosta è un grande passo avanti e l’ammodernamento del servizio ferroviario va proseguito con il raddoppio della tratta Chivasso-Ivrea e la realizzazione di alcuni tratti di raddoppio selettivo in Valle d’Aosta. La ferrovia Aosta-Pré-Saint-Didier deve essere riattivata, ammodernata ed elettrificata, in modo da garantire continuità all’asse ferroviario di fondovalle da Pont-Saint-Martin fino all’Alta Valle. Sui treni è utile prevedere più posti riservati al trasporto di biciclette, considerando la diffusione significativa anche di quelle elettriche con pedalata assistita. In questo modo si incentiverebbe la mobilità ecologica di turisti e residenti, soprattutto se legata alla possibilità di usufruire di un percorso ciclabile da Courmayeur a Pont- Saint-Martin.
Occorre continuare a sostenere la diffusione delle auto elettriche con incentivi regionali e anche attraverso una più capillare diffusione dei punti di ricarica. Il trenino Cogne-Pila va recuperato e rilanciato come servizio di emergenza; inoltre deve essere rivalutato l’utilizzo turistico. Il trasporto merci attraverso le Alpi deve avvenire sempre più su ferrovia, come richiesto dalla UE; il transito dei Tir attraverso la Valle d’Aosta va drasticamente diminuito, riducendo una fonte di pericolo, congestionamento ed inquinamento ed evitando di raddoppiare il Traforo stradale del Monte Bianco. Del tutto incoerente rispetto ad un principio di mobilità sostenibile è il progetto di raddoppio di un tratto autostradale in Bassa Valle per agevolare il deflusso del traffico nella tratta fra Châtillon ed il confine regionale in alcune giornate di grande rientro. Il progetto di Aeroporto commerciale si è rilevato impraticabile; occorre riconvertire l’infrastruttura a centro per il volo turistico e sportivo, per l’importante attività di soccorso e di protezione civile, e come base per l’utilizzo di droni. Tutte attività che meglio si conciliano con la natura alpina della nostra regione.
PARTE TERZA. TERRITORIO
14. FAUNA SELVATICA
Lo stambecco è un simbolo distintivo della fauna alpina e valdostana e nella nostra regione rappresenta anche un’attrattiva turistica. La presenza del lupo è un elemento della biodiversità locale relativamente recente, che va gestito correttamente. Pur occupando ambienti e ruoli ecologici diversi, entrambe le specie sono esposte alle pressioni antropiche e ai cambiamenti dell’ecosistema montano.
Per quanto riguarda il lupo, sebbene sia spesso percepito come una minaccia, i dati dimostrano che la convivenza è possibile. Il progetto europeo LIFE 18 NAT/IT/000972 LIFE WOLFALPS EU, avviato nell’autunno 2019 e a cui partecipa la Regione Autonoma Valle d’Aosta, ha sviluppato strumenti concreti per ridurre i danni agli allevamenti. Tra il 2021 e il 2024, le squadre di intervento sul campo (WPIU – Wolf Prevention Intervention Unit) hanno effettuato 103 interventi a supporto di 77 allevatori, ottenendo una riduzione del 96,5% delle predazioni negli allevamenti coinvolti. Questi risultati dimostrano che è possibile tutelare la sicurezza del bestiame e garantire tranquillità agli allevatori senza ricorrere a interventi drastici come l’abbattimento indiscriminato.
La recente riapertura della possibilità di prelievo selettivo dello stambecco nel Piano faunistico- venatorio regionale rappresenta invece una minaccia per una specie già vulnerabile ai cambiamenti ambientali e per il suo ruolo emblematico nella fauna alpina. Ci opponiamo con decisione a ogni forma di caccia allo stambecco e promuoviamo pratiche di gestione del lupo che preservino le popolazioni e la biodiversità del territorio.
15. CASA E URBANISTICA
In Valle d’Aosta, anche per la sua rilevanza turistica e la presenza di molte seconde case, il patrimonio abitativo a disposizione di chi cerca locazioni in affitto non a scopo di vacanza è molto esiguo. Servono politiche pubbliche più incisive per il diritto alla casa. L’Azienda Regionale per l’Edilizia Residenziale (ARER) gestisce un patrimonio di alloggi importante, ma insufficiente a far fronte al fabbisogno. Accrescere la disponibilità di abitazioni da affittare a prezzi contenuti e garantire la manutenzione strutturale delle abitazioni sono esigenze fondamentali per far fronte alla richiesta di giovani, di famiglie e di lavoratori a basso reddito. Una riflessione va fatta anche sul fenomeno, in grande espansione in una regione turistica come la nostra, degli affitti brevi per evitare un aggravamento del problema di carenza di alloggi in affitto. È necessario ampliare l’offerta di locazioni a prezzi calmierati per lavoratori stagionali, personale sanitario proveniente da fuori Valle e studenti universitari, così da rafforzare l’attrattività sanitaria e accademica della Valle d’Aosta e favorire la permanenza di figure professionali necessarie e di giovani sul territorio. Occorre inoltre regolamentare gli affitti brevi organizzati come attività imprenditoriale, e soprattutto è necessario programmare e realizzare un Piano di recupero architettonico, urbanistico ed energetico del costruito, soprattutto nei piccoli centri storici delle vallate laterali, fermando il consumo di suolo e ampliando il patrimonio di edilizia pubblica agevolata. Contestualmente, per quanto riguarda la normativa urbanistica, è urgente una revisione della cosiddetta “Legge casa” del 2009 e successive modificazioni, che ha avuto applicazioni dai risvolti positivi, ma che consente anche demolizioni e ricostruzioni con eccessivi ampliamenti volumetrici. Il recente caso del The Stone al Breuil è noto, ma ci sono progetti fuori scala e con impatti inaccettabili anche in numerosi altri Comuni.
16. GESTIONE DEI RIFIUTI
Come noto, negli ultimi decenni del Novecento si è pensato di affrontare il problema della crescente quantità di rifiuti nella nuova realtà della società dei consumi, creando una grande discarica regionale per i rifiuti urbani e numerose discariche comunali per gli inerti. Quella scelta politica ha avuto una svolta del 2012 quando, di fronte alla proposta di costruire un inceneritore in Valle d’Aosta, un referendum popolare ha detto chiaramente di no e, a quel punto, anche la politica regionale ha dovuto puntare sulle tre R, raccolta differenziata, recupero e riuso, e iniziare a parlare di una politica di gestione dei rifiuti finalizzata al “rifiuto zero”. È stata una scelta opportuna ed è una decisione irreversibile. Il Piano Regionale di Gestione dei rifiuti 2022-2026 contiene uno scenario per i rifiuti urbani che prevede di arrivare al 65% di recupero di materia e all’80% di raccolta differenziata. Alla fine del 2023 la percentuale di raccolta differenziata a livello regionale era del 69%, mentre non è ben definita la percentuale di recupero di materia. È necessario andare rapidamente oltre tali percentuali e l’incremento della raccolta differenziata e del recupero di materia deve essere accompagnato da una riorganizzazione del sistema, arrivando ad un unico Ambito Territoriale Ottimale (Ato), invece degli attuali 5, e ad una applicazione della tariffa puntuale che incentivi veramente chi fa la raccolta differenziata in modo corretto. In attesa di creare l’Ato unico, la tariffazione deve ora tener conto delle differenze tra le varie realtà e premiare i Sub Ato più virtuosi. Occorre inoltre rafforzare il sistema dei controlli e delle sanzioni e puntare sulla formazione di una rete diffusa di guardie ecologiche che supportino il lavoro di vigili e guardie forestali.
Per quanto riguarda le discariche di “inerti”, di cui attualmente la maggior parte non è in regola con le nuove normative, occorre provvedere ad una loro razionale riorganizzazione, non solo di intesa con le amministrazioni comunali, ma anche coinvolgendo direttamente le comunità interessate dalla loro ubicazione. Da tenere in seria considerazione la possibilità di avere una gestione pubblica regionale del sistema delle discariche di inerti. La discarica di Pompiod non può essere considerata “strategica” per il deposito di inerti, visto l’uso pregresso che ne è stato fatto, considerato che non è stata sottoposta a bonifiche e che il territorio circostante non reggerebbe un ulteriore impatto.
17. CICLO DELL’ACQUA E RISORSE IDRICHE
L’acqua è un bene primario per l’umanità e in Valle d’Aosta è anche un elemento essenziale del territorio, della sua bellezza paesistica e della sua attrattività. La Regione Valle d’Aosta è in forte ritardo nella definizione di regole per la salvaguardia di questo bene comune. È stato recentemente approvato il Piano di tutela delle Acque scaduto da dieci anni che, pur condivisibile per alcuni aspetti, presenta criticità per quanto riguarda, ad esempio, il couso e la possibilità di modificare le portate massima e media annua oltre che l’estensione del periodo di derivazione. Assai discutibili i prelievi idrici nelle aree protette, che risultano possibili per le derivazioni esistenti, per le quali è previsto il superamento della “portata massima”. Infine per quanto riguarda l’attività della SEV (Services des Eaux Valdotaines), che gestisce il servizio idrico integrato e un po’ alla volta sostituirà il servizio fornito dai Comuni, ci sono vari aspetti che vanno monitorati con attenzione, in particolare comunicazione e trasparenza nei confronti degli utenti, tariffe, manutenzioni, potenziamento e integrazione dei vari acquedotti. Un’attività che non deve essere finalizzata al profitto, ma a fornire un servizio reale a tutta la comunità.
18. STOP A ULTERIORI IMPIANTI IDROELETTRICI INVASIVI
La Valle d’Aosta possiede un patrimonio idrico unico, già ampiamente sfruttato: l’85% della Dora Baltea è derivato da impianti idroelettrici. A questo punto bisogna fermarsi perché autorizzare ulteriori importanti prelievi significherebbe compromettere irreversibilmente ecosistemi, paesaggi e attività economiche legate al turismo fluviale e outdoor.
Per questo ci opponiamo con decisione ai progetti di nuovi impianti invasivi come:
— La centrale sulla Dora Baltea tra Pré-Saint-Didier e Morgex. Il progetto di CVA, depositato nel 2022, prevede opere di presa, gallerie e sbarramenti lungo un tratto fondamentale per il rafting e il turismo sportivo, mettendo a rischio un settore che occupa circa 80 persone e attrae ogni anno centinaia di visitatori. L’impatto sarebbe pesante anche per le attività agricole, artigianali e ricettive, oltre che per il paesaggio e la fruibilità del fondovalle.
— L’impianto di Cortlys sul torrente Lys. Un progetto fermo da quasi vent’anni e ormai anacronistico, previsto in un’area periglaciale ad altissimo rischio idrogeologico. La sua realizzazione comporterebbe il declassamento dello stato ecologico del torrente e la perdita di un sito di monitoraggio ambientale ARPA. In un contesto di cambiamento climatico, quello di Cortlys è un intervento incompatibile con la tutela dei ghiacciai, della biodiversità e della sicurezza del territorio.
La nostra posizione è chiara:
— Nessuna nuova derivazione idroelettrica in tratti di fiumi e torrenti ancora integri.
— Revisione complessiva della pianificazione idroelettrica regionale, con criteri stringenti di sostenibilità ambientale e idromorfologica.
— Valorizzazione del turismo fluviale e delle attività sportive in acque vive, come risorse economiche e identitarie della Valle d’Aosta.
— Maggior coinvolgimento delle comunità locali e dei comitati cittadini nelle valutazioni di impatto ambientale.
Difendere i corsi d’acqua alpini significa proteggere biodiversità, paesaggio, economia locale e sicurezza idrogeologica. La nostra autonomia deve servire anche a dire no a progetti che minano l’equilibrio fragile delle nostre valli.
19. BENI COMUNI
I beni comuni sono quei beni che “se arricchiti arricchiscono tutti, se impoveriti impoveriscono tutti”. L’esser “comune” di un bene non dipende da una scelta del legislatore, bensì dalla scelta di una comunità, che individua un bene di proprietà pubblica o privata e, con il consenso del proprietario, se ne prende cura con la stessa attenzione con cui i membri di quella comunità normalmente si prendono cura dei propri beni. In Valle d’Aosta, nei vecchi assetti di villaggio, la cosiddetta proprietà privata rappresentava in effetti soltanto un’eccezione ai beni comuni (pascoli, sistemi irrigui, foreste, forni e mulini…) ed era garantita a seconda dei bisogni variabili. In Valle d’Aosta, facendo tesoro delle esperienze passate, occorre investire nel recupero dell’eco-alfabetizzazione delle comunità con l’obiettivo di avviare ed estendere le modalità di gestione dei beni comuni, ovvero di qualsiasi cosa che la comunità riconosca tale da soddisfare un bisogno reale fondamentale (es. immobili di proprietà pubblica o privata no-profit, stazioni, caserme, scuole, biblioteche, piazze, parchi, giardini, sentieri ecc.)
PARTE QUARTA. FORMAZIONE, EDUCAZIONE, UNIVERSITÀ
20. SCUOLA
Investire sui giovani e sul loro benessere vuol dire investire sul futuro, della comunità tutta. Un rafforzamento del sistema scolastico è necessario tenendo conto di alcune criticità quali il calo demografico ed il precariato che colpisce molti docenti. Da una parte meno alunni e dall’altra maggiori disponibilità di docenti a cui si può richiedere una maggiore specializzazione ed un lavoro più mirato. Questa nuova situazione rende opportuna una robusta “manutenzione” del sistema scolastico valdostano ed a vari livelli. Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia (3-6 anni) occorre un investimento importante sugli organici ed una riflessione generale anche alla luce del “sistema integrato” 0-6 anni previsto da alcuni anni dalla normativa nazionale per generalizzare i servizi dell’infanzia. Un servizio educativo e di istruzione sin dalla primissima infanzia richiede un ruolo attivo e ideativo da parte delle pubbliche istituzioni, che devono tenere in considerazione le caratteristiche del modello regionale della scuola dell’infanzia. Nelle secondarie superiori occorre combattere la dispersione scolastica (il 14% nel 2023, due punti percentuali in più della media italiana) e puntare a sviluppare competenze e maturazione realmente corrispondenti ai titoli di studio raggiunti. Vogliamo modelli scolastici nuovi, soprattutto nell’ambito professionale, ora come ora lasciato in mano alle scuole paritarie. Va affrontato il nodo della formazione dei docenti e occorre dare spazio ad una contrattazione che consenta di trovare tempi e spazi per la formazione in orario di servizio, implementando gli organici.
Ricordiamo che la scuola è anche presidio del territorio. In quest’ottica è fondamentale mantenere attivo il polo periferico della Bassa Valle dove si scontano errori decennali, anche se negli ultimi anni vi è stata maggiore attenzione. Anche in questo caso serve la capacità di pensare a nuove “architetture” nell’articolazione dei corsi, meditate e non estemporanee.
Sul versante del diritto allo studio occorre istituire nuove forme di sostegno (bandi, borse, premi, fin dalla scuola media) per studenti provenienti da famiglie a basso reddito al fine di limitare l’abbandono e garantire ai privi di mezzi di raggiungere i gradi più alti degli studi.
21. FORMAZIONE CONTINUA E UNIVERSITÀ
La domanda di istruzione e di formazione non riguarda solo i giovani in età scolastica, ma è un’esigenza diffusa anche fra gli adulti e gli anziani. In particolare c’è richiesta di maggiori competenze tecnologiche e digitali, senza le quali ci sono evidenti limiti all’accesso ai servizi pubblici e aumenta il rischio di isolamento sociale. Importante e da rafforzare è il ruolo del Centro Regionale per l’Istruzione degli Adulti (CRIA). Maggiore sostegno pubblico va dato a realtà come l’Università della Terza età che da decenni costituisce una solida e partecipata realtà formativa. Quanto all’Università della Valle d’Aosta, occorre potenziarne l’offerta formativa e svilupparne l’attrattività puntando su due aspetti: – una componente di formazione generalista per consentire alla popolazione valdostana l’accesso ad alti livelli di istruzione – una componente di specializzazione, sia per attirare studenti e ricercatori da fuori Valle, sia per essere utile al territorio, in particolare con specializzazioni scientifiche legate alla montagna, all’ambiente, al turismo e alle attività produttive. Occorre investire ulteriormente nei programmi di mobilità internazionale, sia in uscita che in entrata, affinché l’Università della Valle d’Aosta diventi un polo di eccellenza riconosciuto anche a livello internazionale. In particolare, vanno promossi corsi e progetti legati alla cooperazione internazionale e alla valorizzazione sostenibile del territorio alpino, come sviluppo territoriale, promozione turistico-culturale, strategie urbane d’area, valorizzazione del patrimonio, sostenibilità e progettazione per lo sviluppo sostenibile della montagna.
Dalla Valle d’Aosta può venire anche un contributo per la ricerca di un modello di università includente. Un’università che sviluppi spazi fisici, temporali e curriculari per un apprendimento sociale e collettivo. Un’università che contrasti l’atomizzazione della società, l’individualismo, la disgregazione del tessuto sociale. Un’università che sostenga la democrazia e non sia uno strumento tecnocratico in mano al profitto. Un’università che sia luogo aperto di trasmissione e creazione del sapere, non un esamificio.
Infine una maggiore attenzione va data al percorso abilitante per l’insegnamento. È necessario dare la possibilità di acquisire i crediti formativi anche in VDA, sfruttando le possibilità offerte dalla normativa per organizzare i corsi localmente, in particolare per quanto riguarda i corsi di lingua francese, che una Regione bilingue deve essere in grado di garantire. È da valutare anche un sostegno finanziario, in base al reddito dei docenti, considerati i costi del percorso abilitante.
22. EDUCAZIONE CIVICA, LOTTA ALLA MAFIA, ANTIFASCISMO
La scuola deve contribuire a creare cittadini consapevoli delle dinamiche sociali, pronti a svolgere azioni positive. Partecipare ad iniziative di sensibilizzazione ambientali e sociali, realizzando azioni locali esemplari, accresce la fiducia dei giovani sulle proprie possibilità di intervenire per contribuire al benessere collettivo. L’educazione civica deve includere anche la sensibilizzazione e la formazione sulle disuguaglianze e le discriminazioni, ancora profondamente radicate nella società locale e nazionale, come quelle legate all’orientamento sessuale, all’identità di genere, all’origine sociale o economica, affinché le nuove generazioni possano riconoscerle e contrastarle in ogni contesto. L’impegno contro i comportamenti mafiosi è quanto mai necessario e l’Osservatorio regionale antimafia va potenziato e modificato nella sua composizione, in modo da accrescere la presenza della componente associativa. Il contrasto al fascismo, e alla cultura che lo ha ispirato e lo ispira, è elemento fondamentale di una società democratica. Non è accettabile il tentativo di rivalutazione di personaggi e momenti della storia fascista e la banalizzazione della Resistenza da cui è nata la Costituzione repubblicana e la società in cui viviamo. Il ruolo dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea deve essere potenziato e occorre incrementare i momenti di informazione e formazione con la presenza di personalità antifasciste.
PARTE QUINTA. SANITÀ E POLITICHE SOCIALI
23. SANITÀ E OSPEDALE
Un servizio sanitario pubblico efficiente, accessibile e di qualità è un diritto fondamentale di tutte e tutti. La Valle d’Aosta deve difendere con decisione il proprio Servizio Sanitario Regionale (SSR), contrastando i processi di sottofinanziamento e di privatizzazione che rischiano di ridurlo a un sistema residuale, lasciando campo libero al privato. I ticket, spesso usati per fare cassa, vanno gradualmente superati: negano l’universalità del sistema, spingono i meno abbienti a rinunciare alle cure e i più abbienti verso il privato, che offre le prestazioni semplici a prezzi competitivi mentre al pubblico restano quelle più complesse e costose. Allo stesso modo, le assicurazioni sanitarie private non rappresentano una soluzione: creano discriminazioni tra cittadini e riportano indietro a un modello iniquo e fallimentare.
Oggi, nonostante l’impegno encomiabile degli operatori sanitari, la sanità valdostana presenta criticità che provocano diffuso disagio tra la popolazione. La carenza di personale medico, infermieristico e tecnico è grave e strutturale. L’organizzazione complessiva dell’USL risente di scelte politiche miopi: troppi cambi di assessori e dirigenti hanno determinato mancanza di continuità, scarsa visione e poca competenza.
Personale e attrattività
Per rendere attrattivo il nostro sistema sanitario occorrono incentivi economici, ma non solo. Occorre proporre alloggi a prezzi calmierati per il personale sanitario, eliminazione dell’esame di conoscenza della lingua francese, contratti stabili e borse di studio per specializzandi. La Regione deve sostenere chi si iscrive al corso universitario di infermieristica con un contributo significativo al mantenimento durante i tre anni di studio.
Occorre valorizzare le competenze di chi lavora nell’ambiente sanitario, incrementare la presenza di infermieri nei reparti e sul territorio, favorire la specializzazione e ridurre il ricorso a contratti precari e a consulenti esterni a gettone.
Liste d’attesa
Uno dei problemi più gravi percepiti dai cittadini è l’allungamento dei tempi delle liste d’attesa, che obbligano troppe persone a rivolgersi al privato o a rinunciare alle cure. Ridurre drasticamente le liste d’attesa deve essere una priorità assoluta: occorre potenziare gli ambulatori pubblici, estendere le fasce orarie di attività, assumere personale dedicato, riorganizzare le agende e potenziare le strutture intermedie e territoriali in modo da alleggerire il carico sull’ospedale. I cittadini devono poter contare su un servizio sanitario pubblico adeguato senza dover ricorrere al privato, cosa che accade sempre più frequentemente.
Ospedale Parini
La scelta della maggioranza regionale Union Valdôtaine–PD–Stella Alpina di confermare l’ampliamento dell’ospedale Parini, ribadita nel Piano regionale per la Salute e il Benessere Sociale approvato nel giugno 2023, rappresenta un grave errore strategico. Si è deciso di investire risorse in strutture di per sé obsolete e di aggiungere nuovi corpi che richiedono cantieri infiniti e costi crescenti, invece di realizzare un ospedale nuovo, moderno e funzionale. Non si è neppure voluto avviare uno studio comparativo tra le opzioni possibili (ampliamento Parini/ospedale nuovo fuori città), al fine di valutare al meglio la decisione finale, come sarebbe stato logico alla luce di quanto emerso nel periodo della pandemia circa le caratteristiche che devono avere i moderni presidi ospedalieri. Oggi il progetto è avviato, ma le criticità che stanno emergendo sono tante (a partire dalla gestione dei cantieri e della viabilità) e non possiamo tacere la nostra contrarietà: ciò che serve alla Valle è un ospedale realmente moderno ed efficiente, tarato sul bacino di utenza (residenti e turisti), capace di affrontare le urgenze, garantire standard diagnostici, terapeutici e riabilitativi, e collegato a centri sovraregionali per le alte specialità. Solo così si potrà costruire una rete sanitaria equilibrata, in cui l’ospedale sia un anello forte ma non isolato, integrato con la medicina territoriale, le RSA e la lungodegenza.
Medicina territoriale
Il rafforzamento della medicina territoriale è essenziale. I medici di famiglia devono essere valorizzati e dotati di strumenti diagnostici di base; gli infermieri di comunità devono avere un ruolo centrale nella prevenzione e nella gestione delle cronicità; gli ambulatori di assistenza primaria ad accesso diretto devono essere potenziati come filtro al pronto soccorso. Va implementata e applicata realmente la telemedicina. Le farmacie vanno integrate nei programmi di prevenzione e l’assistenza domiciliare va ripensata e ampliata.
La sanità valdostana deve tornare ad essere attrattiva: per i professionisti, che devono trovare condizioni lavorative dignitose e stabili, e per i cittadini, che devono poter contare su un sistema moderno, accessibile e incentrato sulla prevenzione. Per questo vanno investite risorse sull’aggiornamento tecnologico, sulla ricerca e sulla prevenzione primaria (controllo di acque, aria, alimenti, luoghi di lavoro).
Il nostro obiettivo è chiaro: riportare la sanità pubblica valdostana al centro della vita della comunità, come garanzia di equità, qualità e giustizia sociale.
24. POLITICHE SOCIALI
Esiste un vasto campo di azione che sta fra il sanitario ed il sociale che occorre presidiare con una vasta gamma di azioni e misure:
— aumentare presidi territoriali quali i consultori, i centri di ascolto ed accoglienza, i servizi di salute mentale, i centri per la cura dei disturbi alimentari e il Servizio per le Dipendenze (Serd); le attività di supporto ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie;
— riorganizzare i servizi per gli anziani – anche attraverso un incremento del numero di OSS e infermieri che operano nelle strutture e sul territorio – e implementare l’assistenza domiciliare;
— attivare uno sportello di supporto psicologico di emergenza rivolto ai pazienti e ai loro familiari, in grado di operare in ospedale, ma anche nei presidi territoriali, per andare incontro alla solitudine e indirizzare le persone verso gli uffici e i servizi competenti (gestito da psicologi, educatori e operatori socio-sanitari);
— proseguire e incrementare il progetto regionale per la prevenzione dei suicidi e di sostegno ai superstiti, in collaborazione con le associazioni operanti sul territorio;
— rafforzare le azioni di screening sanitari periodici per le fasce più a rischio (anziani, bambini e lavoratori esposti a condizioni critiche) per individuare precocemente eventuali problematiche di salute.
25. INCLUSIONE E AUTODETERMINAZIONE
Occorre gestire le politiche sociali con sensibilità e atteggiamenti nuovi, in un’ottica di superamento del puro assistenzialismo per mettere al centro delle azioni la persona, i suoi desideri, la sua capacità di valutazione, di scelta, di autodeterminazione.
Vogliamo promuovere politiche inclusive volte a favorire l’autonomia, la partecipazione attiva e la piena cittadinanza delle persone con disabilità. La gestione delle politiche sociali deve assumere la prospettiva indicata dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, che riconosce ogni persona come cittadina e cittadino con pari diritti e opportunità.
Ciò implica un cambio radicale del paradigma: la persona con disabilità non deve più essere “assistita” in modo passivo, ma deve poter scegliere e autodeterminarsi attraverso la costruzione di un proprio Progetto di vita personalizzato, condiviso con la famiglia e le figure di supporto. Questo significa che non sono più altri a decidere al posto suo, ma che la centralità delle decisioni spetta sempre alla persona stessa. La Regione deve accompagnare questa transizione con servizi rinnovati e con l’introduzione di nuove figure professionali, in grado di affiancare educatori e OSS nel ruolo di assistenti personali capaci di sostenere concretamente l’autonomia individuale.
La realizzazione di misure di sostegno, l’integrazione socio-sanitaria, l’inclusione scolastica, il supporto alla vita indipendente e l’accesso al lavoro rappresentano obiettivi prioritari per garantire una migliore qualità della vita. Per raggiungerli è indispensabile rafforzare la collaborazione tra enti pubblici, privato sociale e famiglie, favorendo processi innovativi e modalità di co-progettazione che rispondano ai bisogni reali delle persone.
In questo percorso si inserisce anche la nuova disciplina comunitaria in materia di accessibilità, entrata in vigore il 25 giugno 2023, che stabilisce che tutti i prodotti e i servizi — dagli edifici ai trasporti, dai dispositivi digitali agli oggetti di uso quotidiano — debbano essere fruibili da tutte le persone, tenendo conto delle diverse abilità. Si tratta di una svolta che impone alla pubblica amministrazione un ruolo attivo sia nell’attuazione diretta che nella vigilanza sul rispetto della normativa. È un’occasione per eliminare progressivamente tutte le barriere, non solo architettoniche, ma anche culturali e tecnologiche, che ancora oggi limitano la piena partecipazione.
Sarà infine indispensabile monitorare e garantire l’applicazione dei decreti attuativi della riforma della disabilità già emanati e di quelli che saranno adottati nei prossimi anni, affinché la Valle d’Aosta si collochi in prima linea nel costruire una società realmente inclusiva, dove nessuno venga lasciato indietro.
26. BENESSERE E TUTELA DEGLI ANIMALI
Il canile e gattile regionale è un servizio pubblico importante che deve garantire condizioni dignitose e sicure per gli animali ospitati, favorire le adozioni responsabili e mantenere un rapporto costante e costruttivo con la cittadinanza. Indipendentemente dal gestore attualmente incaricato o da eventuali futuri affidatari, la Regione ha il dovere di assicurare un controllo costante sulla qualità della gestione, monitorando con attenzione il rispetto degli standard di benessere animale, la trasparenza organizzativa e l’accessibilità del servizio. Fondamentale è anche il mantenimento dell’accesso e della collaborazione con il volontariato qualificato, di cui vanno valorizzati l’esperienza e il radicamento sul territorio, così come la garanzia di standard elevati di cura, socializzazione e sicurezza per ogni animale. Infine, il canile-gattile deve essere un luogo aperto alla comunità, promotore di progetti di educazione e prevenzione dell’abbandono, affinché diventi un punto di riferimento non solo per l’accoglienza, ma anche per la diffusione di una cultura condivisa del rispetto e della tutela animale.
PARTE SESTA. CONTRASTO ALLA POVERTA', DIRITTI, PARI OPPORTUNITA'
27. CONTRASTO ALLA POVERTÀ
I dati sullo stato di povertà di una parte significativa della popolazione valdostana permangono preoccupanti e parallelamente aumenta il costo della vita per beni di prima necessità quali la casa, l’alimentazione e il riscaldamento. Occorre intervenire in modo complessivo e possibilmente strutturale per:
– migliorare l’utilizzo di ammortizzatori sociali come i contributi per gli affitti e per le spese energetiche di nuclei familiari a basso reddito;
– introdurre un reddito regionale di autonomia o di inclusione per chiunque viva sotto la soglia di povertà;
– ampliare, in collaborazione con le cooperative sociali, programmi con attività socialmente utili per persone in grave difficoltà e per l’inserimento lavorativo di giovani.
28. DIRITTI CIVILI E UMANI
Occorre promuovere una cultura di contrasto alle discriminazioni sessiste ed omofobe ed inoltre porre maggiore attenzione a temi spesso trascurati, quali le condizioni dei migranti e dei detenuti.
A tal fine è opportuno:
– Accrescere l’informazione e la formazione rispetto alle discriminazioni e sostenere le associazioni che sul territorio operano in questo settore. Importante promuovere campagne pubbliche di sensibilizzazione e formazione rivolte sia alla cittadinanza che alle pubbliche amministrazioni, nonché eventi culturali che valorizzino la diversità e il dialogo interculturale.
– Prevedere alloggi protetti e garanzia di diritti per le persone LGBTQI+ che siano state allontanate dalle proprie case e famiglie a causa della loro identità di genere o del loro orientamento sessuale.
– Potenziare il “Centro di orientamento e supporto ai cittadini stranieri” e avviare progetti di accoglienza per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati, in collaborazione con i Comuni.
– Per quanto riguarda i diritti dei detenuti della Casa circondariale di Brissogne e di chi lavora nel carcere occorre: fornire una maggiore assistenza sotto l’aspetto medico e soprattutto psicologico, anche al fine di una serena convivenza e di buoni rapporti tra detenuti e personale carcerario, il cui benessere lavorativo è oggi decisamente precario; garantire percorsi di istruzione e attività culturali nel carcere, da svolgersi in modo continuativo, anche attraverso collaborazioni con realtà esterne, in modo da favorire un legame con il territorio; dare piena attuazione al Piano di azione regionale triennale per la realizzazione di interventi e servizi per il reinserimento sociale delle persone sottoposte a provvedimenti privativi o limitativi della libertà personale.
29. DALLA PARTE DELLE DONNE
Per contrastare la violenza di genere occorre:
— potenziare, finanziare e diffondere i Centri Antiviolenza sul territorio valdostano;
— prevedere un maggior numero di alloggi riservati alle donne vittime di violenza, sole o con figli, all’uscita dalla struttura protetta, per facilitare l’indipendenza dal maltrattante e sostenerne l’autonomia.
— continuare a rafforzare la rete di aiuto alle vittime, soprattutto attraverso la continua formazione degli/delle operatori/trici che vi lavorano;
— attivare un servizio specifico di trattamento dei maltrattanti soprattutto nell’ottica di evitare le recidive;
— coordinare e concretizzare le iniziative di prevenzione, partendo soprattutto dalla formazione degli/delle educatori/trici che sono a contatto con le giovani generazioni ma anche con iniziative di informazione/formazione sul territorio per i genitori e gli adulti di riferimento (volontariato, sport, biblioteche, oratori ecc…);
— impedire azioni di propaganda nei luoghi pubblici deputati alla salute da parte di soggetti privati antiabortisti;
— coinvolgere l’Università per la formazione degli educatori nelle scuole (dagli asili alle superiori) perché l’educazione alla non violenza non sia solo episodica ma radicata nel percorso scolastico;
— inserire, a partire della scuola primaria, l’educazione all’affettività anche in un’ottica di prevenzione della violenza legata all’appartenenza di genere.
Per sostenere la genitorialità devono essere implementati i servizi per la prima infanzia e per il tempo delle vacanze scolastiche, facendo soprattutto in modo che tali servizi siano il più possibile uniformi su tutto il territorio regionale. È opportuno inoltre attivare servizi alla persona a domicilio per favorire la conciliazione dei tempi casa / lavoro al fine di ridurre il fenomeno dell’abbandono del posto di lavoro.
Per sostenere il lavoro femminile occorre:
— adeguare i servizi dell’impiego soprattutto per l’inserimento e/o reinserimento dei soggetti deboli nel mondo del lavoro (donne che hanno subito violenza, donne che hanno lasciato il lavoro dopo la gravidanza ecc..) con una formazione specifica sulla parità di genere;
— coinvolgere il mondo imprenditoriale nella certificazione di parità con finanziamenti appositi, anche per formazione rivolta al personale femminile;
— fare in modo che in tutto il comparto unico le proposte di formazione e aggiornamento siano organizzate per favorire la presenza femminile.
30. PER I GIOVANI
Occorre un’azione coordinata per:
— sviluppare una coscienza civica, collaborare con le associazioni che si occupano di legalità e antimafia, incentivarne le attività nelle scuole;
— promuovere forme di partecipazione alla vita democratica locale, incoraggiando il protagonismo dei giovani;
— migliorare i servizi pubblici di trasporto per studenti pendolari;
— valorizzare i giovani artisti emergenti con mostre ad hoc e la possibilità di esibirsi, creando percorsi in cui non solo questi possano essere conosciuti e apprezzati dalla comunità, ma anche scambiarsi idee e aumentare il nostro patrimonio culturale (un esempio positivo viene dalla attività di PLUs. Ex Cittadella)
— impegnarsi come Regione, in collaborazione anche con altri Enti pubblici, a promuovere e incrementare iniziative efficaci nella formazione, al fine di agevolare la qualificazione di giovani, sia occupati che privi di occupazione;
— avere più spazi pubblici aperti e accessibili per non relegare la vita giovanile nei locali privati; occorre studiare misure e azioni per garantire una migliore accessibilità a tutti gli spazi pubblici;
— creare un termometro civico a livello regionale e del Comune di Aosta che sia strumento di registrazione di valutazioni e orientamento di scelte da parte dei giovani;
— migliorare sportelli contro tossicodipendenza, depressione, alcolismo, disturbi alimentari e facilitare l’accesso alle cure mentali;
— promuovere una competente educazione all’affettività nelle scuole nella consapevolezza che solo l’educazione permette di abbattere discriminazioni e violenze.
— promuovere e sostenere la partecipazione dei giovani a programmi internazionali di cittadinanza attiva e al lavoro, come le attività di volontariato nazionali ed europee del Corpo Europeo di Solidarietà, anche attraverso incentivi dedicati.
PARTE SETTIMA. AUTONOMIA E DEMOCRAZIA
31. AUTONOMIA
Nonostante la sua piccola dimensione e la limitata popolazione, la Valle d’Aosta è una regione che ha caratteristiche del tutto particolari e grandi opportunità, una diversità significativa non solo rispetto alle altre Regioni italiane, ma anche a quelle di molti Paesi europei. È infatti una Regione che ha uno Statuto speciale di Autonomia, che consente alla popolazione valdostana di nominare organi di autogoverno regionale con un ampio potere legislativo e amministrativo, e gode di risorse economiche e finanziarie notevoli. La possibilità di autogoverno va esercitata con grande trasparenza e senso di responsabilità, incoraggiando la partecipazione popolare alle discussioni e alle scelte politiche. Partecipazione che attualmente viene spesso vissuta con fastidio da chi gestisce il potere regionale, mentre costituisce un elemento di ricchezza. Molto importanti sono le regole elettorali per scegliere Consiglio regionale e Consigli comunali. A livello regionale abbiamo la peggiore legge elettorale fra tutte le Regioni italiane e dobbiamo proseguire l’impegno per arrivare ad una vera riforma che:
1) consenta agli elettori di conoscere le alleanze prima del voto;
2) promuova la parità di genere nella composizione delle liste, con la doppia preferenza di genere e con l’obbligo della presenza di entrambi i generi nel governo regionale;
3) elimini le attuali discriminatorie barriere alla partecipazione alla competizione elettorale e all’accesso di soggetti nuovi in Consiglio regionale.
Accanto a regole elettorali nuove vanno rafforzati gli strumenti di democrazia diretta e di sovranità popolare.
32. UNA VERA DEMOCRAZIA
Per creare una Valle d’Aosta veramente democratica occorre incentivare la partecipazione dei cittadini e dare loro la possibilità e responsabilità di compiere le scelte più importanti. Ci sono già degli esempi emblematici di come l’azione dei cittadini abbia determinato svolte profonde e positive nella politica valdostana. Due sono particolarmente significativi: – la proposta di legge di iniziativa popolare che ha portato al referendum contro l’inceneritore nel 2012; – la proposta di legge di iniziativa popolare approvata da tutto il Consiglio regionale nel 2016 che ha cambiato la politica ferroviaria in Valle e consentito che si arrivi ora all’elettrificazione della ferrovia Ivrea-Aosta. Il protagonismo popolare ha cambiato radicalmente scelte e orientamenti della maggioranza del Consiglio regionale. Istituti di partecipazione e di democrazia diretta come le Petizioni popolari, le Proposte di legge di iniziativa popolare, i Referendum propositivi, abrogativi e consultivi sono strumenti che vanno non solo mantenuti, ma migliorati e resi ancor più incisivi.
L’impegno politico è un valore e va sostenuto e favorito anche con servizi reali, come la disponibilità di sale e luoghi per riunioni pubbliche, mentre va contrastata la ricerca di privilegi e vanno eliminati eccessi ed anomalie negli emolumenti percepiti da alcuni amministratori pubblici ed anche di enti regionali e società controllate dalla Regione. Occorre dare più servizi e opportunità all’attività politica e richiedere maggiore sobrietà in stipendi e emolumenti.
CONCLUSIONE
UN PROGRAMMA MEDITATO E PARTECIPATO
Il Programma della Alleanza Verdi e Sinistra non è un documento scritto da pochi all’ultimo momento per ottemperare ad un obbligo di legge nella presentazione della Lista. È il frutto di una ricognizione ed un approfondimento partecipato avviato fin dall’inizio del 2025 e che si nutre di un impegno concreto sviluppato da molti anni. Vogliamo proporre un’alternativa sia al modo di operare delle destre sia al sistema di potere degli unionisti. Al centro della nostra visione ci sono i due temi dell’ambientalismo e della giustizia sociale, temi che possono unire in un’azione condivisa una vasta area di persone, associazioni, comitati e gruppi politici.
Crediamo nell’importanza e nella priorità dei contenuti e dei programmi.
Crediamo che la ricerca di unità sia un valore, pur prendendo atto delle difficoltà a realizzarla.
Crediamo nella necessità di dare fiducia alle nuove generazioni perché sappiano ereditare, rispettare e salvaguardare le nostre tradizioni, offrendo al tempo stesso una nuova visione e prospettiva capace di contribuire all’evoluzione positiva della società.
Crediamo nella partecipazione, nel confronto, nella capacità di ascolto reciproco.
Concepiamo l’impegno politico come servizio alla comunità.